Chi ama il judo, quello in cui l’efficacia dell’azione non sacrifica la bellezza del gesto tecnico, ma anzi tale bellezza la ricerca e la esalta, non può prescindere dagli insegnamenti del maestro Hiroshi Katanishi. 
L’AISE (Associazione Italiana Sport Educazione) ha organizzato nel weekend del 14-16 giugno uno stage intitolato “Dall’iniziazione all’autonomia – dal risveglio del corpo alla tecnica”, percorso didattico per bambini dai 6 ai 12 anni. Argomento che si riallaccia al tema dell’ultimo congresso AISE “Quel mistero che è il bambino”. i quattro incontri, ognuno di tre ore, si sono svolti nell’affascinante contesto del Monastero Zen “Fudenji” a Salsomaggiore  alla presenza di circa trenta insegnanti (lo stage era dedicato a loro) di diverse realtà associative.
Il Maestro Katanishi ha preso spunto dalla propria esperienza personale, maturata in quarant’anni di insegnamento presso il Dojo di Losanna. Ha raccontato ai presenti come è strutturato il club, quali sono state le scelte didattiche rivolte ai principianti per inserirli nel mondo del judo dando loro le basi per poter progredire nel difficile percorso tecnico che contraddistingue questa incredibile disciplina. Le lezioni, per lo più teoriche, hanno toccato i temi degli ukemi, del nage e del katame waza, senza soffermarsi su dettagli legati a questa o quella tecnica, bensì sui fondamentali (posizioni, utilizzo del corpo, spostamenti sia in piedi che al suolo), che sono la matrice comune e riconoscibile di decine di situazioni tecniche. 
Per Davide Benaglia e Edoardo Genovesi, che conoscono il maestro dal lontano 2007 (stage di Sarnano) è sempre un piacere ritrovarlo sul tatami con le sue movenze eleganti, che fanno sembrare facile il difficile. “Ogni volta che rivedo il Maestro, c’è sempre qualcosa, un particolare, un movimento, un concetto che mi fa fare un passo avanti” racconta Davide Benaglia, mentre Edoardo Genovesi dice: “E’ diverso tempo che non incontravo Katanishi e ritrovarlo così motivato e pieno di passione e professionalità nel voler trasmettere il suo sapere judoistico agli insegnanti presenti è stato un bel momento e per me, che lo seguo da quasi vent’anni, è come sentirmi parte di un processo sistematico  di disseminazione.”.
Raffaella Romeo, che invece ha conosciuto il Maestro per la prima volta, osserva:  “è stata un’esperienza molto costruttiva, in cui ho riconosciuto e capito le origini del lavoro che ogni settimana viene proposto in palestra. Le sue  spiegazioni sono sempre chiare, i suoi esempi pratici mostrano una perfezione del gesto che rivelano migliaia di ore di lavoro e pratica. Un vero esempio di dedizione oltre che di talento”.
Nel pomeriggio si è svolta la commemorazione funebre in ricordo di Cesare Barioli, altra eminente figura del judo mondiale. Hanno tenuto un discorso in suo onore il monaco zen “Taiten” Guareschi (che ha praticato judo con Barioli negli anni ’70), Ivana Gaio e Luciano Ghello. Ha introdotto il rito, la performance musicale di Shinobu Kikuchi (voce) e Yuriko Mikami (violoncello).